Le iscrizioni falische utilizzano un alfabeto encorio distinto dagli altri alfabeti attestati nell’Italia antica. Tale alfabeto è sostanzialmente unitario al di là di taluni mutamenti nella forma delle lettere e nelle convenzioni ortografiche occorsi nei secoli in cui il falisco è documentato.
L’alfabeto falisco risulta da una evoluzione di un alfabeto di matrice etrusca meridionale. Nello specifico la derivazione da un alfabeto etrusco è assicurata dall’utilizzo più o meno coerente nelle iscrizioni falische arcaiche di una convenzione ortografica di origine etrusca comune alle iscrizioni arcaiche etrusche e latine. Tale convenzione prevede che le lettere gamma (g), kappa (k) e qoppa (q), corrispondenti nel modello greco rispettivamente a [g], [k] e a un allofono di [k] davanti a vocali posteriori, siano utilizzate per la notazione delle occlusive velari indipendentemente dal tratto di sonorità, vale a dire sia per [k] che per [g], a seconda della vocale che segue. Generalmente g è utilizzato prima delle vocali anteriori ([e], [i]), k prima di [a] e q prima delle vocali posteriori ([o], [u]). Tale convenzione, quale che sia la ragione della sua genesi, non può che essere sorta in ambito etrusco, come è evidente sulla base della assenza di distinzione grafica tra le occlusive velari sorda ([k]) e sonora ([g]). Infatti tale distinzione, rilevante fonologicamente in greco, in latino e in falisco, era assente nell’inventario fonologico dell’etrusco. La matrice etrusca meridionale dell’alfabeto falisco può essere specificata ulteriormente quale di tipo veiente alla luce dell’utilizzo nelle iscrizioni falische arcaiche di un sigma (s) a quattro o più tratti.
L’alfabeto falisco include anche lettere estranee all’alfabeto etrusco, quali o, d e marginalmente b, ragionevolmente in quanto sopravvissute nella competenza degli scribi etruschi sebbene non fossero utilizzate per scrivere testi etruschi. Inoltre in talune iscrizione falische è utilizzato il theta (θ), verisimilmente per interferenza con la grafia etrusca.
La foggia a freccia di f (↑), che nota verisimilmente una fricativa bilabiale/labiodentale sorda, è una delle caratteristiche distintive dell’alfabeto falisco fin dalle iscrizioni più antiche. Tuttavia il rinvenimento di tale foggia in una iscrizione sabellica del VI secolo a.C. dalla necropoli del Ferrone – in un territorio sotto il controllo della città etrusca di Cere – e ipoteticamente in un alfabetario parziale del VI secolo a.C. da Nola e in una iscrizione della seconda metà del V secolo a.C. da Rimini rende evidente che il suo utilizzo era originariamente più diffuso.
Le iscrizioni falische più antiche sono comunemente in scriptio continua. In due iscrizioni paleofalische si riscontra l’utilizzo di un segno di interpunzione costituito da tre punti allineati verticalmente con funzione malcerta, in parte utilizzato — quantomeno apparentemente — in corrispondenza di confini tra unità sintattiche. Nei testi più recenti le parole sono usualmente separate da segni di interpunzione, nonostante qualche incongruenza nella applicazione. Le iscrizioni più antiche differiscono da quelle più recenti anche nel ductus della scrittura, originariamente destrorso e divenuto sinistrorso nel corso del VI secolo a.C.
L’alfabeto falisco pare essere utilizzato eccezionalmente per notare l’etrusco in una iscrizione dipinta su una tegola proveniente da una tomba nei pressi di Rignano Flaminio (Bakkum XLIII). L’utilizzo dell’alfabeto latino per la notazione del falisco non può ritenersi accertato, in quanto non sono attestate iscrizioni in alfabeto latino provenienti dall’agro falisco che mostrino tratti linguistici ascrivibili inequivocabilmente al falisco.
Bibliografia:
Ultimo aggiornamento
18.09.2024