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Il celtico d'Italia

Sotto l’etichetta di celtico d’Italia rientra la tradizione epigrafica della celticità linguistica in specifiche zone dell’Italia settentrionale, ricondotta comunemente a due varietà distinte, il leponzio e il gallico cisalpino.

La documentazione epigrafica databile tra il VII e il I secolo a.C. consta di circa 430 testi, per lo più graffiti e incisioni, scritti in una varietà alfabetica locale di matrice etrusca definita ‘alfabeto leponzio’. 

Entro il celtico d’Italia non è semplice delineare con chiarezza l’eventuale distinzione linguistica tra leponzio e gallico cisalpino, anche se sono potenzialmente identificabili i confini geografici e cronologici delle rispettive attestazioni. 

Il leponzio sarebbe la lingua degli antichi Leponzi, che abitavano nel I millennio a.C. la regione italiana dei grandi laghi, la val d’Ossola e i cantoni svizzeri Ticino e dei Grigioni. Le attestazioni più antiche risalgono al VII-VI secolo a.C. fino alla nascita di Cristo, anche se si riscontra nelle attestazioni una rarefazione a partire dal IV secolo a.C. in seguito alle migrazioni delle popolazioni galliche che si insediarono lungo il corso del Po, da Mediolanum (Insubri) a Verona (Cenomani). La maggior parte delle iscrizioni galliche cisalpine sono riconducibili invece al I secolo a.C., spartiacque dopo il quale il celtico d’Italia cessa di essere attestato.

Ulteriori testimonianze del celtico d’Italia provengono dai nomi propri, sia antroponimi sia toponimi, attestati nelle iscrizioni latine della zona e dagli autori greci, latini e medievali, sebbene per queste fonti di attestazione secondaria manchino studi sistematici.

I testi che abbiamo sono molto brevi, nella maggior parte dei casi constano di una sola parola, raramente di due, tre o quattro parole. Rarissimi i testi più complessi come l’iscrizione bilingue gallo-latina di Vercelli. Si tratta di iscrizioni principalmente funerarie e votive su grandi pietre nel caso di quelle lepontiche e di graffiti su vasellame nel caso di quelle galliche. 

Dal punto di vista linguistico e culturale è rilevante che il celtico d’Italia si discosti dalle altre lingue dell’Italia antica che hanno una formula binomia imperniata nel sistema prenome-gentilizio, per la conservazione della formula onomastica composta da nome individuale e patronimico, caratterizzato da suffissi specifici tipo -ikno-.

Bibliografia

- Lejeune, M. 1971, Lepontica, Paris.

- Tibiletti Bruno, M. G. 1981. «Le iscrizioni celtiche d’Italia». In I Celti d’Italia, a cura di Enrico Campanile, 157–207. Pisa.

- Solinas, P. 1995. «Il celtico d’Italia», Studi Etruschi 60: 311-408.

- Motta, F. 2000. «La documentazione epigrafica e linguistica». In I Leponti tra mito e realtà, a cura di R. C. de Marinis, S. Biaggio Simona, vol. II, 181-222, Locarno.

- Stifter, D. 2020. Cisalpine Celtic. Languge, Writing, Epigraphy. Aelaw Booklet 8. Zaragoza: Prensas de la Universidad de Zaragoza.

- Stifter, D. 2020. «Cisalpine Celtic», Palaeohispanica 20: 335-365.

 

Ultimo aggiornamento

10.04.2021

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