L’etrusco è una lingua genealogicamente isolata nel panorama delle lingue del Mediterraneo antico, con la sola eccezione del lemnio e del retico, con cui costituisce la cosiddetta famiglia reto-tirrenica. Dal punto di vista tipologico si caratterizza per una morfologia agglutinante, differenziandosi dalle altre lingue dell’Italia antica che, per via della comune eredità indoeuropea, sono flessive. Una ulteriore peculiarità si riscontra nella fonologia: il sistema vocalico, a 4 elementi, è privo della /o/ e le occlusive presentano un’opposizione sorda ~ sorda aspirata, mentre l’opposizione di sonorità non è fonologicamente pertinente.
Gli Etruschi hanno convissuto per secoli con le altre genti indoeuropee dell’Italia antica: a nord con i Veneti e i Leponzi, al centro con i popoli latini, falischi e sabellici di area umbra, picena e sabina (paleosabellici) e al sud con i Greci e con gli Oschi. Non stupisce, pertanto, che la lingua etrusca condivida con le lingue finitime un gran numero di specificità linguistiche: è il caso, ad esempio, di taluni morfemi derivazionali che l’etrusco avrebbe assunto dalle lingue italiche. Tra le lingue dell’Italia antica, a partire da un’era anteriore all’apparizione dei primi documenti epigrafici, si è instaurata, per prossimità geografica, una fitta rete di legami e influenze reciproche riconducibili alle dinamiche di koinè.
Le iscrizioni etrusche abbracciano un ampio periodo cronologico che va dalle antichissime della fine dell’VIII e del VII secolo a.C., principalmente da Tarquinia e Cerveteri, alle più recenti che lambiscono il I secolo d.C. e provengono soprattutto dall’Etruria propriamente detta, delimitata a sud-est col corso del Tevere e a nord dall’Arno, e dall’Umbria, da alcune zone dell’Italia padana, principalmente dell’Emilia Romagna, e dalla Campania, soprattutto da Capua e Pontecagnano, identificati come luoghi di espansione. Al di fuori dell’Italia vanno ricordati i rinvenimenti di VI secolo a.C., periodo di massima espansione, in quella che sarà chiamata la Gallia Narbonense e in Liguria, ma anche, più recentemente, in Corsica (Aleria), in cui è testimoniata una presenza stabile, e in Africa settentrionale nei territori cartaginesi. Il Liber Linteus di Zagabria, lungo testo scritto sulle bende di una mummia, fa pensare a una presenza etrusca anche in Egitto nel II secolo a.C., come anche sembrano confermare alcuni antroponimi etruschi presenti nelle iscrizioni greche di Alessandria. Desultorie le attestazioni nel mondo greco e a Cipro.
Il corpus documentario supera le 10000 iscrizioni di cui la maggioranza è di ambito funerario, rinvenute principalmente tra Chiusi e Perugia, su urne, cippi, stele, sarcofagi o sulle pareti delle tombe. Altre tipologie sono le iscrizioni di possesso e quelle sacre. Purtroppo, a causa dell’isolamento linguistico nonché della brevità e della ripetitività della maggior parte dei testi che ci sono giunti, il grado di analisi della lingua e comprensione dei testi è parzialmente lacunoso.
Il sistema alfabetico utilizzato si ispirò principalmente al modello greco delle colonie occidentali (principalmente euboico), riadattato in base alle particolari esigenze fonetiche di questa lingua. L’alfabeto etrusco presenta varianti locali, con sviluppi diacronici differenti.
Questo sistema è servito da modello per le altre lingue dell’Italia antica che, nelle iscrizioni più arcaiche, mantengono gli adattamenti dell’etrusco come l’assenza di un segno per rappresentare la /o/ e le occlusive sonore.
Bibliografia
- Rix, H. 2004. «Etruscan». In The Cambridge Encyclopedia of the World’s Ancient Languages, ed by R.D. Woodard, 943–966. Cambridge: Cambridge University Press.
- Benelli, E. 2020, Etrusco. Lingua, scrittura, epigrafia . Aelaw Booklet. Zaragoza: Prensas de la Universidad de Zaragoza.
- Belfiore, V. 2020, «Etrusco», Palaeohispanica 20: 199-262.
- Benelli, E. 2009. Thesaurus Linguae Etruscae. I. Indice lessicale. Seconda edizione, Pisa-Roma.
- Etruskische Texte. Editio minor. Teil I: Einleitung. Konkordanz. Indizes. Teil II: Texte, Auf Grundlage der Erstausgabe von †H. Rix, neu bearbeitet von G. Meiser, in Zusammenarbeit mit V. Belfiore und S. Kluge, Hamburg, 2014.
Ultimo aggiornamento
10.04.2021