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La lingua retica

Per retico si intende la lingua di un piccolo corpus di iscrizioni scritte in un alfabeto encorio di origine etrusca. Associare a tale corpus il nome del popolo alpino dei Reti tràdito dalle fonti storiografiche antiche (Plinio, Strabone e altri), che insisteva nella regione alpina tra Verona e Trento, e si spingeva verso le sorgenti del Reno e il lago di Costanza, è un’operazione non sicura, che si opera in base alla coincidenza dei rinvenimenti epigrafici con le regioni geografiche descritte dalle fonti.

Ci sono pervenute 3-400 iscrizioni. La difficoltà di definizione del corpus è legata all’alto grado di frammentarietà in cui sono giunte le iscrizioni, ma anche alla brevità dei testi, i quali nella maggior parte dei casi constano di poche lettere. Le iscrizioni sono scritte in due varietà alfabetiche (Sanzeno e Magré) che si distinguono per la resa grafica di alcune lettere.

Molti testi per i quali è possibile determinare una funzione sono di carattere votivo, generalmente su oggetti in bronzo, osso o roccia, su cui è espresso il nome di colui che ha compiuto l’offerta. Di carattere funerario sono invece i testi rinvenuti su stele, in cui forse sono ravvisabili i nomi dei defunti al nominativo, assimilabili per tipologia all’uso del venetico e del celtico cisalpino. La maggior parte dei testi, però, resta ancora da comprendere.

L’unico dato identificabile con certezza è quello onomastico. Infatti, una buona parte dei nomi attestati sono riconoscibili in virtù dei paragoni istituibili con l’onomastica venetica e celtica di origine indoeuropea (es. vinuθali° (CE-1.5) a partire dal celtico *winnotalos “che ha la fronte bianca”); al contrario le corrispondenze con l’onomastica etrusca risultano rare e incerte.

La formula onomastica tipicamente retica è composta dal nome proprio seguito dal patronomico caratterizzato dal suffisso -nu per il maschile e -na per il femminile, per i quali va istituita la relazione col suffisso etrusco -na che caratterizza i gentilizi. Un esempio di formula è: kastrie° eθunnu° (ST-1) “Kastrie Eθunnu (= figlio di Eθune)”.

Di questa lingua è stata dimostrata recentemente la prossimità genetica con l’etrusco. A livello fonetico spicca la mancanza dell’uso di un segno per /o/, contrariamente all’uso venetico e leponzio che, pur avendo adottato sistemi grafici di origine etrusca, quindi privi di <o>, l’hanno presto introdotto. Sul piano morfologico condivide con l’etrusco la marca di genitivo in -s nonché gli allomorfi di pertinentivo -si e -le, tipici delle formule di dono in cui il verbo, esplicitato o sottinteso, è alla forma passiva: kastriesi eθunnuale (ST-1) “da parte di Kastrie Eθunnu”. Un’equazione sicura è anche quella ret. þinaχe ~ etr. zinace “fece” che mostra la condivisione del morfema di preterito -ke.

Sebbene si tratti di una lingua ancora poco conosciuta, è rilevante lo sforzo degli studiosi che negli ultimi anni ha portato alla condivisione in rete del materiale epigrafico retico. Si spera che ulteriori scoperte epigrafiche e ulteriori possibili confronti col ben più conosciuto etrusco possano arricchire la nostra conoscenza del lessico retico rendendo meno opaca l’ermeneutica di questa lingua.

Bibliografia

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- Rix, H., 1998. Rätisch und Etruskisch. Innsbrucker Beiträge zur Sprachwissenschaft 68. Innsbruck: Institut für Sprachwissenschaft der Universität Innsbruck.

- Marinetti, A. 2008. «Venetico, retico e camuno». AION(Ling) 30/III: 109–144.

- Mancini, A. 2009-2010. Le Iscrizioni Retiche, Padova: Unipress.

- Marchesini, S. (ed.) 2015. Monumenta Linguae Raeticae, Roma.

- Salomon, C. 2018. «Thesaurus Inscriptionum Raeticarum - New readings and inscriptions», Die Sprache 52/1: 32–101.

- Salomon, C. 2020. «Raetic». Palaeohispanica, n. 20: 263–298.

 

Ultimo aggiornamento

10.04.2021

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